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Cronaca Assemblea Nazionale 2012

Assemblea Nazionale 2012

 

«La nostra riconoscenza vi dice l’importanza che noi attribuiamo all’azione pedagogico pastorale, da voi rappresentata e promossa: è quella degli oratori e dei circoli giovanili».

Questa sottolineatura, tratta dal discorso che Paolo VI tenne il 23 gennaio 1964, è stata ricordata dal presidente Anspi, don Vito Campanelli, in apertura dell’assemblea straordinaria, svoltasi a Rocca di Papa (Roma) il 23 e 24 marzo. Un’assise non facile, chiamata alla revisione degli statuti associativi che, a quasi mezzo secolo dalla fondazione, necessitavano d’un profondo adeguamento per via dell’evoluzione intervenuta. Al di là dei vari articoli, il documento ha però inteso ribadire proprio questo: che Anspi non è un’associazione sportiva, sociale o di volontariato, bensì rivolta alla crescita e alla formazione integrale dei giovani. «Con il nuovo statuto - ha spiegato don Campanelli - Anspi ha più credenziali da esibire, ma al contempo viene messa in grado di tutelare maggiormente i propri affiliati. Sono vantaggi che in futuro contribuiranno a renderla più forte e preparata a rispondere alle nuove sfide che attendono il mondo dell’associazionismo».

Firma Statuto 2012

Non sfugga, tuttavia, il concetto di educazione integrale, tra i principi istitutivi di Anspi, su cui il presidente ha insistito in più occasioni. «Il principio - spiega don Campanelli - dice due cose fondamentali: che si pone attenzione alla persona umana, in tutte le sue dimensioni costitutive, ma anche alla prossimità, che è un invito ad andare verso tutti. In una battuta: guardare a tutto l’uomo, ma stando attenti a raggiungere tutti gli uomini, anche i più lontani. È la svolta antropologica promossa dal concilio Vaticano II: l’attenzione all’uomo diventa elemento di dialogo. La sfida odierna, è proprio di creare unità tra la corporeità e la spiritualità, cosa che ha ripercussioni forti sui diversi modelli educativi, per cui non bastano informazioni o abilità tecniche: l’educazione integrale promuove la persona nella totalità, in quanto soggetto di relazione. L’espressione tipica di questo pensiero sta nelle parole di san Giovanni Bosco: crescere il buon cristiano e l’onesto cittadino».

Ma se l’elemento della popolarità è sempre stata ragion d’essere dell’oratorio e di Anspi «oggi dobbiamo fare i conti con l’esasperato individualismo: si pensa che l’uomo si faccia tutto e solo da sé. Insito invece nel principio dell’educazione integrale, c’è un io che si riconosce solo nel confronto con un tu, che riconosce come un altro io. Perciò l’oratorio è per tutti e aperto a tutti: perché espressione tipica d’una vocazione verso l’intera fascia giovanile. Il futuro, quindi, è nelle sue radici: nella fedeltà al carisma di fondazione».

Stefano Di Battista